Galante: "Dobbiamo rimboccarci le maniche"

Una media di 0,54 punti. È questo quanto racimolato dal Chiasso nelle ultime 11 partite di campionato.
Una miseria se si considera che, nello stesso lasso di tempo, un anno fa la media era di 1,09 punti a partita, frutto di 3 vittorie e 2 pareggi. E tutti sappiamo quanta fatica fecero i rossoblù per mantenere il posto in Challenge League. 
Una salvezza figlia della svolta imposta da Marco Schällibaum e dei 15 punti conquistati nelle ultime 10 uscite. Un rush finale che, forse, ha ingannato tutti, dirigenti in primis... 
«È una considerazione che abbiamo fatto pure noi – conferma il diesse Fabio Galante –. A luglio siamo ripartiti sull’onda dell’entusiasmo per la salvezza raggiunta all’ultima giornata e con un’ossatura rimasta invariata, attorno alla quale sono stati innestati alcuni elementi di valore. A differenza di altre squadre – ricordo lo Sciaffusa giunto al Riva IV con soli 12 uomini... – noi abbiamo sfruttato lo slancio di un nucleo in gran parte già coeso. Un gruppo ulteriormente spronato da un pizzico di fortuna, come in occasione del rigore regalatoci all’85’ contro lo Xamax (2-1). Con il passare delle settimane le altre squadre si sono assestate e noi abbiamo gradatamente perso quel tocco magico che ci aveva contraddistinti». 

Quattro vittorie e due pareggi nelle prime sei gare, zero successi e sei pari nelle rimanenti undici. Qual è il vero Chiasso? 
«A questo punto è difficile esserne sicuri. Spero sia una via di mezzo. Ammetto che la partenza lampo ha ingannato un po’ tutti, me compreso. Dopo sette partite avevo parlato di promozione o, comunque, di campionato ai vertici e non credo che, alla luce dei risultati e delle prestazioni, fossero affermazioni azzardate. Ora, però, a 13 punti dalla vetta, sono il primo ad ammettere che occorre richiudere i sogni in un cassetto e pensare in primo luogo alla salvezza».

Un buon diesse sa vestire i panni del medico. Qual è la diagnosi per questo Chiasso? 
«La nostra è una squadra che fatica a tenere il risultato. Con Camolese siamo andati in vantaggio tre volte su cinque, ma non abbiamo mai portato a casa la vittoria. In vent’anni di carriera non mi è mai capitato di subire due reti negli ultimi due minuti del primo tempo. Una debolezza a livello mentale? Probabilmente sì, alla quale va però aggiunta la constatazione che con il passare dei minuti il livello della nostra prestazione cala. Certo, siamo a fine stagione e la stanchezza si fa sentire, ma le altre squadre sono nella nostra medesima situazione. Noi ci facciamo rimontare, il Losanna invece vince tre partite nei minuti di recupero: questo mi fa pensare che, forse, non siamo riusciti a ottenere quella coesione di gruppo che spesso e volentieri fa la differenza, soprattutto di fronte alle difficoltà. Sono per contro certo che non si tratta di un problema legato alla mancanza di impegno da parte dei giocatori. Li vedo in allenamento, parlo con loro tutti i santi giorni e sotto questo aspetto sono assolutamente inattaccabili». 

E se fosse soltanto una questione di malasorte? 
«Lungi da me l’idea di gettare tutta la responsabilità sulle spalle della Dea bendata. Il Chiasso ha dei problemi che dobbiamo cercare di risolvere e che vanno ben al di là della sfortuna. Detto ciò, però, è pur vero che sia con Schällibaum, sia con Camolese siamo stati punti anche in circostanze nelle quali la nostra prestazione era stata più che buona. Una carriera ventennale da giocatore mi ha insegnato che, purtroppo, vi sono stagioni nelle quali la ruota gira per una squadra e rimane sul posto per un’altra. Avessimo fatto due vittorie in più, saremmo qui a parlare di altro. Con i “se” e con i “ma”, però, non si va da nessuna parte: ora dobbiamo rimboccarci le maniche e cavare dal cilindro quel coniglio capace di farci risalire una classifica ancora molto corta».

-La Regione-