La solitudine del mister, il boato della Curva e la sciarpa rossoblu

L'immagine che meglio riassume la giornata dei rossoblu in trasferta a Vaduz la si ammira in tutta la sua tragica bellezza a fine partita.
I giocatori, dopo i saluti di rito ad avversari e tifosi lasciano il campo per recarsi negli spogliatoi. Il campo è ormai vuoto e le tribune pure.
Ma nel bellissimo impianto del principato è come se la partita continuasse a giocarsi, senza palla e senza schemi però. 
Sul terreno di battaglia sono rimasti solo due attori: mister Abascal, in religioso silenzio seduto sul suo seggiolino in panchina e i tifosi del Chiasso, che dal settore ospiti continuano ininterrottamente a cantare. 
Un momento quasi mistico; un modo di superare la delusione diametralmente opposto ma paradossalmente tanto vicino. 
Un allenatore deluso oltre l'inimmaginabile per una partita persa di misura che rimane lì tutto solo, a cercare di capire cosa si è sbagliato e nel frattempo a farsi idealmente abbracciare dal calore dei suoi tifosi che, incuranti del triplice fischio dell'arbitro, giocano un altro match tra gli sguardi increduli dei tifosi di casa che si sono attardati a lasciare lo stadio.
L'allenatore spagnolo, nel frattempo raggiunto dai suoi due fedelissimi Llorente e Valle, attraversa il campo per riprendere la via degli spogliatoi e da lontano ringrazia la sua gente; ma la forza trascinante di quel boato, reso ancora più forte dal deserto che riempie le tribune, lo attira a sé fino alla rete che divide il campo dagli spalti.
Al mister venuto da lontano bastano due parole; gli sguardi fanno il resto e la sciarpa rossoblu che da oggi porterà legata al collo farà la differenza.