Il Chiasso di Abascal

Molti sostengono che "sono i giocatori ad entrare in campo, non il mister".
Altra corrente di pensiero da all'allenatore di turno il 100% di quello che viene mostrato in campo alla domenica.
Il Chiasso di Abascal, senza ombra di dubbio, dopo 4 mesi di lavoro si può definire ad immagine e somiglianza del suo condottiero. Un allenatore che in settimana lavora maniacalmente sui dettagli come probabilmente nessun altro al Riva IV nell'era moderna; un possesso palla che qui nessuno aveva mai visto; un allenatore giovane che sbaglia anche ma lo fa perchè crede nel suo lavoro e alla bontà del suo progetto. 
Abascal sa di avere in mano un gruppo interessante, non fortissimo, ma che può crescere ancora molto e questo lo si vede quotidianamente. 
Un modo di fare nuovo alle nostre latitudini che però si sta dimostrando vincente. Il mister non guarda in faccia a nessuno: né ai suoi giocatori né tanto meno all'avversario di turno. 
Va a giocarsi la partita a Neuchâtel, nello stesso modo che gioca alla Nidermatten, con il solo obiettivo di vincere. Contro il Servette ci si poteva accontentare di un pareggio ma lui ha voluto vincerla la partita, anche se poi a far festa sono stati i ginevrini.
Molti i giocatori lasciati in tribuna e poi rispolverati con successo al momento del bisogno; chiedete ad Urbano, Padula, Bilinovac, Farrugia e Monighetti. Giocatori importanti per questo Chiasso e per Abascal che tuttavia sa riconoscere meglio di tutti chi può dare quanto serve per promuovere il proprio calcio.
Ecco perchè il mister, nonostante i 3 punti di sabato sera si incazza come una bestia per la rete presa al 95'. 
Un mister genuino, che ha voglia di crescere con il Chiasso e per il Chiasso.