Ciò che poteva essere ma non è stato

Poteva essere l’inizio di un qualcosa. L’inizio di un ciclo andaluso. L’inizio di una brillante carriera per molti giovani.
L’inizio di una riconciliazione tra piazza e Società. Oppure poteva essere semplicemente un’annata tranquilla. Invece si è trasformata in una agonizzante Via Crucis, culminata nel peggiore dei modi. Ovvero con un distacco quasi totale tra la tifoseria e la squadra. Una ghiottissima occasione sprecata, verrebbe da pensare. 
I presupposti per fare bene c’erano tutti, i primi mesi di questa stagione sono stati molto incoraggianti. Eppure a gennaio qualcosa si è rotto, qualcosa deve essere successo. Il giocattolo rossoblu si è sgretolato nelle mani del mister spagnolo, forse causato da una mancanza d’esperienza o forse per qualche divergenza con la Società. 
Ma non è questa la questione più grave. Perché al di là dell’allenatore e della dirigenza, in campo ci vanno i calciatori. L’inizio di 2018 del FC Chiasso è stato forse il periodo più ignobile della storia recente del club. Caratterizzato da un’infinità di errori lapalissiani, non tanto dovuti a mancanze tecniche, ma da un assenteismo mentale a tratti imbarazzate. 
La rinuncia del Wohlen non deve essere una scusa, anzi è piuttosto una gravante. Se un giovane calciatore non riesce a trovare stimoli, oltre al mero risultato di classifica, significa che probabilmente ha scelto la professione sbagliata. Anche diversi episodi extra-campo, ben lungi dall'atteggiamento professionistico, hanno segnato negativamente questa stagione. 
Il calcio, come qualsiasi attività umana, è caratterizzata da una forte componente emotiva. Ed è stata questa, forse, la mancanza più triste. Non erano lacune tattiche, era la testa a mancare; non era penuria tecnica, era mancanza di amore per ciò che si rappresentava. Oltre alle vittorie e alle sconfitte, è stato questo atteggiamento menefreghista che più ha infastidito gli innamorati tifosi del Chiasso. 
Poteva essere… dicevamo. Adesso, come sottolineato alcuni giorni or sono su questo sito, bisogna tirare una grossa riga. Una riga su chi non vuole lavorare dignitosamente per questo storico club, per chi non vuole indossare la tuta rossoblu del Chiasso. Si deve ricominciare, ancora. Nell'ultimo lustro si è sentito troppo spesso questo ritornello, chissà magari è la volta buona. 
Quindi, buon lavoro al nuovo staff tecnico. Buona fortuna al Presidente Cattaneo che, mosso da nobili intenzioni, avrà tanto lavoro da fare per riaccendere la fiamma dell’entusiasmo chiassese. 
Per chi arriverà ad indossare la nostra maglia, ricordatevi che il confine tra il paradiso e il girone degli ignavi è molto labile. Quindi, come recitava un vecchio, ma non troppo, striscione: lotta per lo stemma che hai davanti e noi ci ricorderemo del nome che porti dietro.

A.M.