Lupi: "Chiasso come una famiglia, sono sereno"

Intervista tuttotondo quella rilasciata da mister Lupi negli scorsi giorni. Al portale Tmw, il tecnico rossoblu parla del suo passato al Milan ma soprattutto del presente sulla panchina del Chiasso. Una chiacchierata dove emerge con molta chiarezza il credo di Alessandro Lupi.

"Negli ultimi due anni al Milan sono cambiate alcune cose". A sostenerlo è Alessandro Lupi, ex tecnico della Primavera rossonera, ora al Chiasso. "Non è più come qualche tempo fa, le Primavera sono diventate delle prime squadre a tutti gli effetti, ci sono le retrocessioni, i club vanno a comprare i giocatori. Ora le squadre fanno il contrario, vanno a pescare in B e in C per non retrocedere".

Un modo per alzare la tensione, forse.
"Prima se Milan o Inter non si qualificavano per i playoff non succedeva niente di che. Ora ci sono interessi ben precisi, anche l'atteggiamento degli avversari è differente".

In Serie A si sono affermati Petagna, Locatelli, Cutrone, Calabria...
"Il frutto di un lavoro partito nel 2011, ai tempi di Galliani, portato avanti in prima persona da Filippo Galli e con l'aiuto di Dolcetti, Baldini e Zanoli. Una ricerca diceva che le prime sei-sette della Champions avevano tra il 35% e il 70% di giocatori del settore giovanile in prima squadra".

Il Milan?
"Migliore d'Italia, con il 15% però. Così l'idea era quella di mandare in giro per l'Europa i responsabili per capire come funzionava. Il progetto pilota è stato con Brocchi, questa metodologia è andata avanti per anni".

Cosa succedeva, in pratica?
"L'idea era quella di una università interna, c'erano lezioni quasi tutte le mattine. Bisognava studiare per far crescere le singole persone e i calciatori. Tutti eravamo importanti nel confronto, è stato uno stravolgimento del modo di lavorare. Quello che vorrei portare anche qui".

In questi anni è passato dai più giovani alla Primavera...
"Non smetterò mai di ringraziare il Milan per avermi dato questa formazione. Non cito un singolo, tutti mi hanno dato, chi più chi meno. Ho lavorato con abnegazione, senza fare il calciatore a livelli importanti. Sono stato anche riconosciuto come uno talentuoso, con i fatti. Ogni anno mi promuovevano, piccole differenze di stipendio ma era sempre meglio. Io ho cercato di lavorare al meglio per il club".

A che allenatore si ispira?
"Guardo tutti, sono affascinato da quelli con personalità, cerco di aggiornarmi al meglio. Potrei dire De Zerbi, lo conosco e qualche volta veniva a seguire delle lezioni".

Intanto una nuova vita, al Chiasso, da qualche settimana.
"Io ho giocato qui quattro anni, il direttore Bignotti veniva a vedere le partite dei Campionati Nazionali, lo ho vinto con gli Allievi 2001 a Cesena e giocato la finale di Coppa Italia Primavera contro il Torino. Ci siamo parlati, a loro piace la mia modalità di gioco. La società mi ha voluto, ha un progetto vero e proprio".

Quale?
"È triennale, vogliamo crescere a tutti i livelli, portando una metodologia come quella rossonera che ho illustrato poco prima. Fare lezioni, proporre un modello integrato anche per i mental coach o i preparatori atletici. Fare crescere tutti, siamo i più giovani del campionato. Mettiamo da parte i risultati per poi ottenerli più avanti".

E tecnicamente?
"Dare una identità alla squadra attraverso la costruzione, l'occupazione degli spazi, sapere giocare con principi e concetti, attraverso codifiche. Vogliamo valorizzare i ragazzi, pressare alto, avere una dinamica più di possesso. Poi senza palla avere aggressività, recuperare alto, riconoscere la superiorità numerica".

Un calcio europeo.
"Se fai un lancio hai il 50% di prendere la palla, anche se sei in superiorità. Se giochi dal basso la squadra ha dominio e controllo, i grandi club della Champions propongono questo. Se giochi attraverso concetti crei giocatori pensanti".

Modulo preferito?
"Conta l'occupazione degli spazi. Poi mi piace giocare con il 4-2-3-1, ma c'è la fase di possesso e quella di non. La reazione dev'essere quella di reagire a una palla persa cercando di recuperarla in avanti. Se non riesci a fare questa prima fase lavori in base agli avversari".

Cosa cambia dal Milan al Chiasso?
"La verità è che non c'è molta differenza. Le dinamiche negli spogliatoi sono simili, il gruppo è giovane, una pseudoprimavera. Per il resto è come una famiglia, sono molto sereno".