Bignotti tuona: "Se facciamo fare il calcio ai professori dell'università, allora vadano avanti loro"

È un Bignotti imbufalito, forse come mai prima d'ora da quando è arrivato al Riva IV nel 2016.
Intervistato nel corso della trasmissione Fuorigioco, l'amministratore unico rossoblu ha parlato, senza usare mezzi termini sulla situazione attuale esprimendosi su quanto comunicato ieri dalla Sfl.

"Ieri (martedì ndr.), abbiamo fatto una videoconferenza, come squadre di Challenge League, assieme alla Sfl dove abbiamo posto dieci domande per capire cosa ci aspettasse e ci sono state date dieci risposte identiche tipo non sappiamo, vi faremo sapere e poi il giorno dopo ci arriva il protocollo.
Per una società come la nostra, ma secondo me anche per tante società, questo è assolutamente inapplicabile perché a questo punto tanto vale dire ai club di portare i libri in tribunale e chiudere.
A parte 4-5 società in Svizzera, per gli altri è impensabile fare calcio così. 
È tutto insostenibile; non si sa come si potranno gestire i giocatori il prossimo 1 luglio visto che molte squadre hanno giocatori in scadenza di contratto e prestiti. È insostenibile un protocollo che prevede oneri finanziari e organizzativi impraticabili. È insostenibile pensare che le squadre possano uscire in questo momento dal Lavoro Ridotto senza avere ricavi da botteghino o altre attività. 
Chi può sostenere una cosa così? Forse il Losanna con una proprietà potentissima, forse il GCZ con i cinesi che fanno di tutto per giocare. 
Allora tanto vale fare una categoria unica: la facciano a 12 squadre e poi gli altri faranno calcio amatoriale. Così è insostenibile - continua il numero uno del Chiasso - non si hanno risposte su quando ci saranno le licenze, non si ha risposta in niente se non mettere un protocollo fatto da un'università. Ma questa università sa come funzionano il Chiasso, il Wil, il Winterthur e le altre piccole realtà? Secondo me no.
È un bel protocollo nel mondo di Utopia. Impossibile dai. 
Io penso che prima di fare un protocollo ed inviarlo alle autorità, vada condiviso e analizzato assieme agli associati; la Sfl che rappresenta le società dovrebbe contattare e confrontarsi con le società con cui collabora e cercare di capire cosa può fare una società e cosa un'altra, non fare un protocollo scritto da un'università.
Se facciamo fare il calcio ai professori dell'università, allora vadano avanti loro ed è giusto così.
Di sicuro, se queste sono le condizioni, noi non riusciremo mai a ripartire, questo è certo. 
Pensare di avere un centro sportivo dedicato, con tamponi ed esami sierologici, tutti controllati.. siamo a Chiasso, di cosa parliamo.
Da noi è impossibile. Non so se lo potranno fare il Kriens o squadre come Wil e Winterthur.
La Sfl ha mandato questa lettera martedì dicendo che non era tradotta in francese, figuriamoci poi in italiano che non lo considerano neanche pur essendo una delle lingue ufficiali.
Comunque non è stata tradotta nemmeno in francese per una questione di costi; cioè dicono che non ci sono tanti soldi per fare una traduzione di dieci pagine in francese e poi mettiamo un protocollo che secondo me, forse solo la Juventus in Italia riuscirebbe ad applicare.
Veramente ci sono delle contraddizioni incredibili. Si parla del calcio come di una parte economica importante della nazione e poi non abbiamo i soldi per tradurre dieci pagine in francese.
Io quando vado in assemblea pretendo la traduzione in italiano, non fosse altro che si tratta di una lingua ufficiale e quindi è giusto che gli svizzero tedeschi parlino tedesco ma anche che i ticinesi parlino italiano.
Non traducendo in francese è una grande mancanza di rispetto, figuriamoci un protocollo mai condiviso con nessuno. 
Vedremo, poi ci sono anche gli avocati che devono tutelare delle società di capitali e noi ci tuteleremo sicuramente. Se la Sfl pensa che noi sottostiamo a qualsiasi loro follia ha sbagliato proprio.
Io non sono un virologo ma Scozia, Belgio e Olanda hanno chiuso; una lega che ha un fatturato non so quante decine di volte superiore al nostro ancora oggi non riesce a far partire società che fatturano 500 milioni di euro perchè non riescono a trovare soluzioni per ripartire e a noi arriva una bozza dove si comunica che il 27 si potrebbe iniziare.
Tra l'altro bisogna organizzarsi, bisogna far dei preventivi, ecc. Per me è impossibile ripartire in condizioni del genere.
Ma poi la domanda che continuiamo a porre e alla quale nessuno ci da risposta è questa: se poi partiamo e qualcuno si ammala, se la prende la Sfl la responsabilità? O la scaricano sugli amministratori dei club?
E se ripartiamo e c'è un giocatore ammalato dopo la prima partita? Cosa facciamo, rimettiamo in discussione tutto?
Prima di pensare a quando ricominciare, ci devono dare delle risposte; una volta che abbiamo le risposte, i club si siederanno e decideranno insieme.
Io penso che sia determinante capire se qualcuno si ammala cosa succede. Poi chi mi garantisce lo steward, l'autista del bus, i raccattapalle: facciamo i test a tutti? Va bene, chi paga però, chi organizza, chi li gestisce. Non sono cose scontate. 
Forse per l'università di Berna sono scontate, tanto le scrivono su un pezzo di carta: probabilmente chi l'ha scritto non sa nemmeno con quanti giocatori si gioca."