Omertà e compiacenza: adesso basta!

Qualità dell’informazione. Tempo necessario per assorbirla. Diritto di compiere azioni basate su ciò che abbiamo imparato dall'interazione tra le prime due cose. Parafrasando Ray Bradbury, diventa più semplice sentirsi in possesso delle basi per scrivere un giudizio su quello che ormai da anni è diventato l’inferno rossoblu. Dobbiamo ammettere che – specie in questi frangenti – ci mancano da morire l’onestà intellettuale e la dignità di Ruggero Glaus, che non tenteremo minimamente di imitare. Perché Ruggero non lo si può recitare. Tanto più, oggi che ci ha lasciati orfani di una voce autorevole.
Tuttavia, forti di emozioni via più svanite e di situazioni sempre più incomprensibili, pensiamo anche noi di avere cento ragioni per manifestare il nostro disappunto. In tempi non sospetti ci siamo addentrati nel complesso sentiero che ha intrapreso il club di Via Primo Agosto perché sentivamo il bisogno di avvertire i potenziali rischi, ma al tempo stesso di incoraggiare le scelte della dirigenza. Per lungo tempo – senza mai tradire le nostre origini – abbiamo supportato ed accettato teorie, progetti, favole e pazientato nella speranza che la fantascienza diventasse almeno un “drama”. Abbiamo constatato che invece ci si stava addentrando nella commedia. Oggi siamo circondati da un mucchio di balle che la disinformazione ha modellato, chissà mai per quale ragione, a protezione di una classe dirigenziale di cui non si conoscono nemmeno più volti e ruoli.
La Challenge League, già sempre più povera di contenuti e di attrazioni, avara di novità, in vistoso calo di pubblico ed ancorata ad un destino incerto, rimane una seria componente della Swiss Football League, di cui il FC Chiasso è parte integrante. Un FC Chiasso che ha perso identità del proprio settore giovanile. Un FC Chiasso che vanta il record di allenatori rimossi; il record di “Capitani” licenziati senza un tributo; il record di giocatori tesserati e mai utilizzati. Un FC Chiasso mestamente ultimo di una classifica senza senso che i dirigenti del calcio rossocrociato hanno congelato a dovere prima della ripresa delle ostilità.
Quanto accaduto nel lungo periodo che ha portato il club ai minimi storici di affluenza, di affetto, di iniziative socio-sportive, di risultati, di operazioni nell’ambito del marketing e di attaccamento ai valori tradizionali che hanno reso famosa nel tempo una piccola città nel mondo sportivo, non solo svizzero, meriterebbe un riassunto dettagliato. Chi ancora impreca per come siano state liquidate le ultime vere bandiere della squadra. Chi non si spiega il trattamento ricevuto da giovani promesse del calcio svizzero, generosamente arrivate in città per “crescere” sulla scorta di convincente carriera nelle u21 di club blasonati. Vecchie meteore del calcio italiano arruolate con ingaggi importanti per portare esperienza e palesemente fuori luogo nella categoria. Minutaggi esagerati regalati a non meno sconosciuti giocatori stranieri in cambio di chissà quali accordi. Un numero diventato incalcolabile di fuoriusciti dal TT ai quali far timbrare il cartellino di presenza a soli fini statistici, per gonfiare il numero di “talenti” usciti dalla fucina di Tenero e approdati alla Swiss Football League.
Fatevi raccontare qualcosa dai diretti interessati. Fatevelo raccontare da ragazzi nemmeno over 25 che si ritrovano a calcare i campi del calcio regionale. Fatevelo raccontare dagli ultimi “Capitani”, dagli allenatori, dai giocatori ingaggiati per fare numero tra gli spettatori della tribuna.
Dobbiamo arrenderci all'evidenza: a Chiasso non si era mai toccato il fondo così come da un paio di stagioni a questa parte. Nemmeno quando si lottava tutti uniti per uscire dall'inferno della prima lega: sono passati pochi anni, ma sembrano secoli per chi li ha vissuti un giorno dopo l’altro.
Quelli che non sanno costruire finiscono per dar fuoco alle cose. E questa – sempre parafrasando Bradbury – è una verità antica come la storia. Mettere immediatamente fine allo stupro del club, opera di una dirigenza sempre più tatuata di irresponsabilità, dovrebbe essere per lo meno un dovere morale. Sempre che non sia troppo tardi.

-Lettera firmata-