Arrigoni: "Ripartire dalla 5a lega sarà una bella sfida"

Intervista a tutto tondo al Sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni che sulle pagine del Corriere del Ticino parla delle vicissitudini rossoblu e dei progetti futuri del club.

Il 27 gennaio il pretore ha sancito il fallimento del Football Club Chiasso. La fine (per il momento) di 117 anni di storia. Bruno Arrigoni, tifoso rossoblù, ha sempre seguito le sorti, non solo sportive, del club. Anche in virtù della sua carica: prima come capodicastero Sport e Tempo libero e poi, dal 2016, come sindaco. Lo abbiamo incontrato al Riva IV.

Quando è stato eletto sindaco, l’FC Chiasso era una realtà di Challenge League. Oggi, dopo la retrocessione, il Club è addirittura sparito. Il 27 gennaio, giorno del fallimento, cos’ha provato?
"Va detto che era una morte annunciata da più o meno una settimana. Chiaramente ho provato molta tristezza. Calcisticamente parlando ho due malattie: una è l’Inter, l’altra il Chiasso. Adesso, guardando il campo da calcio così vuoto, si prova più tristezza ancora. Ti rendi conto che manca qualcosa".

Parliamo di 117 anni di storia...
"Sì, anche se devo ammettere che gli ultimi 3 o 4 anni sono stati abbastanza difficili. Mi spiego: c’era sempre la sensazione di essere con l’acqua alla gola, di dover trovare una nuova proprietà. La squadra era diventata un ‘mercato’: 3540 giocatori tesserati; probabilmente era un modo per sopravvivere. Così, però, perdi l’identità del club e negli ultimi anni la perdita è stata velocissima. Si è assistito a un allontanamento dal territorio e così anche le sponsorizzazioni sono calate".

Negli anni della sua sindacatura sono cambiate diverse proprietà: come sono stati i rapporti?
"Faccio un passo indietro. Quando ero capodicastero Sport e tempo libero il presidente del Club era Davide Lurati (attuale collega in Municipio, ndr). Il successore Maurizio Cattaneo. Dopodiché si è perso il contatto con la realtà locale. La persona di riferimento, negli ultimi anni, è stata Nicola Bignotti, che però tutto sommato era un dipendente del Club, un collaboratore. So che era inviso a parte della tifoseria. Io devo dire però che, specialmente negli ultimi mesi, è l’unico che ci ha sempre messo la faccia, con tutti i suoi difetti. Questo, se vogliamo, non è corretto: a mio avviso dev’essere la proprietà, il presidente, a metterci la faccia".

Ha visto tante persone, dunque. Ci racconta un aneddoto?
"Era il 2016, avevamo organizzato un incontro con la stampa in Municipio. Il rappresentante della nuova società, Carlo Cavalleri, disse: «Io voglio vedere il sangue negli occhi dei miei giocatori». Questo personaggio, a Chiasso, penso sia rimasto per 3 settimane e poi è sparito".

Un viavai ricorrente. Come nella primavera dello scorso anno. Per il Municipio non dev’essere stato facile capire chi "comandava".
"Anche in questo caso devo fare un passo indietro. Marzo è un mese fondamentale perché, quando il Chiasso era in Challenge League, doveva presentare la richiesta per avere la licenza. E se c’era qualche ritardo nei pagamenti, come lo scoperto nell’affitto dello stadio, veniva appianato. A marzo 2022 c’erano affitti scoperti per 40.000 franchi circa. Eravamo pronti a battere cassa alla proprietà di allora, che era russa. Poi però è scoppiata la guerra in Ucraina e la proprietà del Chiasso ha annunciato il proprio disimpegno. Ci si è trovati con una squadra di professionisti, ma nessuno che mettesse i soldi. Nei mesi a seguire, che definisco bui, ci sono stati diversi tentativi di acquisto. Con l’acqua alla gola arrivano sul tavolo i nomi di Ninni Corda e Simone Pillisio; ma anche leggendo su internet, non vi erano molte garanzie".

E pure qualche perplessità...
"Una su tutte. La nuova proprietà non ha avviato la consueta campagna abbonamenti. L’entrata al campo inoltre, era diventata gratuita. Faccio un esempio: mio figlio gioca a calcio nel Maroggia (Terza lega, ndr) e quando vado a vederlo pago 5 franchi d’entrata. Il Chiasso, in Promotion League faceva entrare gratuitamente le persone allo stadio. Morale della favola: a luglio abbiamo convocato la dirigenza e abbiamo fatto presente che lo scoperto degli affitti era di circa 60-70.000 franchi. Abbiamo proposto un piano di rientro che è stato accettato. La prima rata è stata effettivamente pagata. Non sarà così già a partire dalla seconda. Ho contattato Pillisio per avere delucidazioni e mi ha risposto: ‘Sindaco abbia fiducia, non si preoccupi’. Ecco, quando qualcuno ti dice ‘non si preoccupi’, è esattamente il contrario. E infatti siamo arrivati alla situazione che tutti conosciamo".

Arriviamo a fine 2022 e alla ricerca di nuove soluzioni per scongiurare il fallimento.
"Dopo alcuni sondaggi si è presentata la cordata spagnola. Hanno allestito una ‘ Due diligence’ (una verifica di un potenziale investimento, ndr), e il progetto sembrava reggere. Il pretore, in tal senso, ha concesso loro del tempo. Io li ho incontrati l’ultima settimana di dicembre e hanno destato buona impressione. Due fatti, però, mi hanno in seguito lasciato perplesso. Il primo è legato all’intervista fatta a un uomo che non avevamo mai visto e che si è spacciato per uno della cordata: diceva di seguire il Chiasso allo stadio, con suo zio. Ma al Riva IV siamo quattro gatti, ci conosciamo tutti... Mi ricordo una chiamata con Bignotti durante la quale gli ho chiesto chi fosse quella persona e lo stesso Bignotti mi risponde che pensava fosse il traduttore. Il secondo è legato alle promesse di pagamento che non sono state onorate; si è capito che qualcosa non tornava".

Quando ha capito che la situazione fosse difficilmente recuperabile?
"Dai ritardi dei primi pagamenti della nuova cordata. Fino a 15 giorni prima sembrava che tutto andasse per il verso giusto. Dicevano di avere un accordo con degli investitori americani (la American Sport Asset Company, ndr): vedendo l’esempio del Lugano poteva anche starci. In più avevano detto di avere dei contatti con un procuratore argentino il quale era pronto a portare alcuni giocatori a Chiasso, al fine di farli crescere e poi venderli. L’idea, in sé, poteva starci. È stato fatto anche il nome del procuratore, che gestisce giocatori di prestigio, come ad esempio Dybala. Bisogna capire, ma non era nostra competenza, se il procuratore fosse davvero a conoscenza del progetto".

Chiudiamo con il passato. Sembra che l’intenzione sia quella di ripartire dal basso. Da sindaco e tifoso sarebbe contento?
"Faccio una premessa. Quando una squadra italiana fallisce riparte dalla serie D, quindi non dalla categoria più bassa. Lo trovo corretto. Alle nostre latitudini il Bellinzona, alcuni anni fa, era ripartito dalla Seconda lega. Il Locarno dalla Quinta. Trovo che ricominciare dalla Seconda lega sarebbe stato più corretto, anche per una questione di rispetto nei confronti delle squadre contro le quali giocherai. Rischi di incontrare squadre che fanno solo un allenamento a settimana e lo fanno solo per divertimento. Fatta questa premessa io, personalmente, avrei cercato di iniziare dalla Terza lega. Concordo però che bisogna iniziare da soli, dunque senza fusioni con altre squadre. E con il regolamento in vigore attualmente vuol dire ripartire dalla lega più bassa. Una fusione con altre squadre la troverei poco corretta verso il nome e i colori che porti. A Chiasso sono stati commessi degli errori e il regolamento dice che devi cominciare dall’ultima categoria... così sarà. E sarà una bella sfida".

Ha già avuto contatti con il comitato?
"Sì. Con il nuovo comitato (il presidente è Marco Armati, ndr) abbiamo contatti regolari. Anche perché dovremo stipulare una nuova convenzione per l’affitto delle strutture. Do per scontato che alla ripresa della nuova stagione calcistica ci sarà anche il Chiasso. E sarà importante allargare la base dei collaboratori volontari, che negli ultimi anni è sparita".

E poi c’è il settore giovanile.
"La realtà dei ragazzi prosegue senza interruzioni. Anzi, per gli allievi A potrebbe esserci la motivazione aggiuntiva di poter giocare in prima squadra. Dovremo, a mio avviso, stare attenti e dare priorità ai nostri giovani, soprattutto nei primi anni di rinascita del club. Non sarebbe male avere una squadra giovane con alcuni innesti d’esperienza che hanno già vestito la maglia rossoblù. Insomma: locali ma con la giusta ambizione. E con rispetto dell’avversario, anche quando andremo a giocare contro realtà più ‘semplici’".