Morganella: "Mi ero stufato del calcio"

Sull'edizione di un paio di giorni fa La Gazzetta dello Sport ha dedicato molto spazio all'ex rossoblu Michel Morganella.

«Sveglia alle 5.50, colazione al volo, poi mezz’ora in cucina per preparare il pranzo al sacco. Raggiungo il cantiere, lavoro dalle 7 alle 12, un’ora di pausa e ricomincio fino alle 16.30. 
Addio al calcio? Ho visto tante cose brutte e, sinceramente, mi ero stufato. A fine gennaio è fallito il Chiasso. Prima ero stato a Palermo e a Livorno e, anche loro, sono ripartiti dai dilettanti. In Svizzera non ho preso lo stipendio per sei mesi, mentre a casa avevo tre bambini…».

Al contrario di quanto si possa pensare, Morganella non ha cambiato lavoro per assicurarsi uno stipendio: 
"Ho una società di gestione immobiliare, portata avanti da mia moglie. Non mi servono soldi, ma sono figlio di un fabbro e, da ragazzino, davo una mano a papà durante l’estate. Mio padre è il classico tuttofare: idraulico, muratore, elettricista… a casa si diverte così. Il lavoro manuale mi affascina, però non ho mai avuto il tempo di imparare un mestiere".

La chiamata giusta è arrivata a febbraio. Il Rancate, squadra ticinese, ha proposto a Michel di fare l’attaccante in quinta divisione: 
"Mi hanno messo in contatto con alcune aziende e ho fatto due o tre colloqui. Ho scelto di lavorare con i pannelli solari perché il settore è in crescita. Operiamo soprattutto con grandi imprese e centri commerciali. Saliamo sui tetti, posizioniamo le zavorre, poi montiamo dei binari dove inserire i pannelli. Mi piace sentirmi stanco fisicamente: nell’ultima settimana, insieme a due colleghi, abbiamo spostato 740 carichi da 60 chili l’uno".

A giugno, l’ex terzino finirà il periodo di prova in cantiere: 
"Ho già firmato un contratto preliminare per lavorare a tempo indeterminato. Sono felice, l’ambiente mi piace. Quando ho cominciato, i colleghi mi hanno riconosciuto e mi hanno chiesto cosa ci facessi insieme a loro. Gli ho spiegato la mia storia: io sto bene così. Non mi annoio, mi tengo in forma, il sabato riesco a vedere dal vivo le partite dei miei bambini. Sono rimasto in Ticino anche per loro: dal prossimo anno giocheranno nel settore giovanile del Milan e, da qui, non sarà difficile accompagnarli agli allenamenti".

Nonostante le delusioni incassate, Michel ha spinto i figli a inseguire i loro sogni: 
"Nel mondo del pallone c’è gente che non stimo. Presidenti che pensano solo ai loro interessi, calciatori che si bruciano perché mettono i soldi davanti a tutto. Io non avevo i piedi di Dybala, però ho sempre fatto grandi sacrifici. Voglio crescere i miei bambini con la stessa mentalità, a prescindere dalla strada che vogliono intraprendere".

"Portavo la barba lunga e la cresta, adesso ho rasato tutto. Mia moglie preferisce così. E poi, ormai, mi sono fatto grande. Ho realizzato tutti i sogni che avevo da bambino. Le coppe europee, la nazionale con Lichtsteiner, le partite a San Siro, la Serie A e gli allenamenti con fenomeni come Miccoli, Pastore, Dybala e Cavani. Ho sbagliato qualche scelta, però sono contento di quello che ho raccolto. Mi sono sempre divertito, senza l’ansia di rincorrere i soldi. Quando il Novara mi propose di andare a fare il titolare in B, ho accettato senza pensarci due volte. Eppure, guadagnavo 100mila euro in meno".