Un Chiasso mai solo

2'170 km in 14 giorni, questa la distanza percorsa dal bus rossoblu con a bordo i giocatori costretti dal calendario a disputare tre partite consecutive lontani dal proprio pubblico.
Tutto vero o quasi, perché ad attraversare letteralmente da su a nord e da sud a ovest (due volte a ridosso della frontiera francese) oltre a Maccoppi e compagni sono stati anche una quindicina di irriducibili, per usare un eufemismo, tifosi rossoblu.
Basilea, Porrentruy, Carouge.. posti e stadi dove a seguire i protagonisti non c’erano nemmeno i parenti dei padroni di casa, ma dove invece si sono sempre fatti sentire loro.
Li ho incrociati più volte lontani dalla loro città, avendo io in questo caso la fortuna di abitare in romandia; li ho guardati, spesso ammirati. Ho visto le loro facce stanche da viaggi improponibili con situazioni viarie che solo loro sanno. Li ho visti spesso arrabbiati e delusi la scorsa stagione. Li ho visti esultare come se avessero vinto la Champions per un gol. Li ho sempre visti veri, autentici, appassionati e passionali come raramente vedo in stadi della zona ben più quotati e blasonati.
Non li conosco ma posso immaginare che non siano gente da elogi. Questa volta però, dopo aver visto i loro striscioni e averli sentiti tuonare in una notte anonima di Carouge, dove tutto il cantone era occupato a pochi km di distanza per assistere al derby romando, non ce l’ho fatta ad esimermi dall’inviarvi questo mio pensiero. Che fortuna Chiasso..

François Pinet - Cuarny