Il mio Chiasso da bambino erano le luci dello stadio viste da Sagno. L’astronave dei sogni.
Il mio Chiasso veniva a Sagno, Albergo San Michele, in ritiro.
Il mio Chiasso è il gol di Altafini al Losanna.
Il mio Chiasso è la caccia agli autografi sull’album delle figurine Panini “Football 80”.
Il mio Chiasso è il rigore di Michaelsen.
Il mio Chiasso è “Met denta ul Piziga!”.
Il mio Chiasso è un anziano tifoso del Nordstern che mi da un franchetto per sventolare la bandiera rossoblu la sera della promozione in A delle due squadre.
Il mio Chiasso erano le serate al Carlino a pensare che a vent’anni il mondo lo puoi cambiare.
Il mio Chiasso siamo in quattro a Sion per la semifinale di Coppa e il 2-2 mancato da Meo Pelosi.
Il mio Chiasso è la curva dopo il gol di Sahin.
Il mio Chiasso erano le radiocronache di Ruggero Glaus.
Il mio Chiasso sono i compagni di scuola diventati presidenti, Pifferi, Schiavi e Marco Grassi.
Il mio Chiasso è la sera di Tuggen.
Il mio Chiasso sono Rafael (con una “f”) e Paquito.
Il mio Chiasso era il Comunale e adesso è il Riva IV.
Il mio Chiasso è Maccoppi, solo, sul campo B, dopo l’inutile vittoria sullo Xamax.
Il mio Chiasso sono gli amici allo stadio e al bar, le partite in casa e le trasferte, le risate, la rabbia, la gioia e le lacrime.
Poi c’è il Chiasso degli altri, di tutti i tifosi rossoblu, pochi magari, ma attaccati a questi colori. La squadra del cuore non si cambia, nasce, cresce e muore con te e dentro di te. E allora auguri caro Chiasso, Buon Compleanno!
-Giampaolo Giannoni-
(Tifoso rossoblu e giornalista Rsi)