Meroni: "Pain grande giocatore"

Intervista a Mister Meroni da parte della redazione del portale online Chalcio.com, dove l'allenatore del Chiasso fa il punto della situazione sulla prima parte di stagione rossublu.


Ciao mister, prima di tutto complimenti per questa prima parte di stagione. Però ti chiedo: tutto perfetto? Forse quei due 3-3 contro Insubrica e Riva, dal tuo Chiasso, non ce li si aspettava…
"Dipende dalle aspettative. Se l’obiettivo era fare 30 punti, vincere sempre, non subire nemmeno un gol e farne otto a partita, allora non è andata bene. Ma, realisticamente, non era questo, quello che ci aspettavamo. Non siamo partiti con la presunzione di essere un dream team di Seconda lega o Seconda interregionale. Non lo siamo. Sapete invece tutti che in estate siamo ripartiti da zero, la squadra è stata creata da zero. Sono arrivati alcuni giocatori di esperienza che hanno fatto categorie importanti, insieme a giovani usciti dal settore giovanile, tutti dovevano conoscersi, in campo e anche fuori. Il primo aspetto era crescere insieme, e lo stiamo facendo. I pareggi fanno parte del gioco, della crescita. Bisogna andare in campo e giocare, come fanno tutte le squadre, a volte riesce bene, altre meno bene, e naturalmente ci sono anche gli avversari. Io sono contento della crescita che ho visto. Sono contento sia a livello calcistico sia a livello umano".

Tra le vostre avversarie di questa prima parte di stagione, chi ti ha impressionato di più in senso positivo?
"Faccio due nomi, Bioggio e Insubrica. Entrambe mi hanno fatto una buonissima impressione. Il Bioggio forse più come squadra, l’Insubrica invece come forza dei singoli. Ma ripeto, hanno meriti entrambe, sono state le due squadre contro cui abbiamo faticato di più".

Torniamo al tuo Chiasso. Alcuni giocatori li avevi già allenati in passato in tue precedenti esperienze. Viceversa, di quelli che non avevi mai allenato, chi è quello che ti ha colpito di più? 
"Non avevo mai allenato Andrea Pain. Naturalmente conoscevo il giocatore perché in passato, in più di un’occasione, siamo stati avversari, io in panchina lui in campo. Ho sempre visto che era un gran giocatore, e la cosa me l’ha confermata anche in questi mesi. Ha grandi doti tecniche e su un campo come il Riva IV si vedono tutte. Ha esperienza e qualità. Certo, a 35 anni non ha più magari la fisicità che aveva dieci anni fa, ma le ottime impressioni che mi aveva fatto da avversario sono state tutte confermate. Giocatore di livello superiore".

Hai seguito le squadre del gruppo 2 con le quali (probabilmente) vi mischierete nei prossimi gironi promozione e contro cui dovrai lottare per la Terza lega? Ce n’è qualcuna che ti sei segnato sull’agenda? 
"Confesso che ho seguito poco il gruppo 2 guardando più che altro risultati e classifica, ma nulla di più. Non posso fare un nome piuttosto che un altro".

Dalla Prima Lega alla Quarta credi che, per te, sia un percorso di sola andata? Nel senso, hai deciso basta con il calcio “importante” oppure la tua è solo una parentesi?
"È difficile da dire. Non lo so. La scorsa estate si è venuta a creare una situazione particolare che mi ha portato al Chiasso, che ricominciava dalla Quarta lega, anche perché sentivo di aver terminato il mio ciclo al Taverne. Credo che più di quattro anni in una società inizino ad essere troppi. Era arrivato il momento di salutarci. Oggi quel calcio, quello della Prima lega, non mi manca. Dopo otto ore di lavoro andare al campo, visionare filmanti, allenamenti e partite, studiare avversari, preparare tutto, iniziava ad essere stancante e conciliare entrambe le cose, vita e calcio, era sempre più complicato. Però, come ho detto, non so dire cosa sarà in futuro. Oggi non ci penso".

Da un bravo allenatore per un bravo allenatore: diamo un consiglio alle nuove generazioni di giovani tecnici che vogliono intraprendere questa carriera, questo “mestiere”?
"Credo che la cosa più importante sia non snaturarsi, rimanere sé stessi, non cercare di imitare qualcuno. Poi, se in passato si è stati anche giocatori, ricordarsi del buono che si è appreso da ogni singolo tecnico, ed evitare invece di ripetere quegli atteggiamenti che non piaceva subire. Poi studiare, vale a dire frequentare qualche corso perché i corsi possono arricchire il baglio di conoscenza: le nozioni che vengono insegnate vanno poi fatte proprie, conservando il buono e lasciando il superfluo. Ed infine: provare, e sbagliare. Non avere paura di provare. Gli errori si faranno sempre, io ne faccio ancora, ma è un bene farli perché ti permettono di crescere".